2° Corso Anfibio

Il giorno 1 dicembre, presso la Caserma “E. Matter”, in occasione della Consulta dei Presidenti A.L.T.A., si è ufficialmente conclusa la seconda edizione del Brevetto Anfibio dell’Associazione. In questo modo, il Presidente Nazionale, Generale Chiapperini, ha voluto dimostrare, a quanti hanno partecipato al corso e all’assemblea riunita, l’importanza che l’A.L.T.A. attribuisce a questa nuova serie di attività svolte a favore dei Lagunari in congedo e di quanti sono disposti a confrontarsi con il difficile ambiente anfibio.

Il Colonnello Roberto COCCO e il Primo Luogotenente Fabio PIOTTO, rispettivamente Comandante e Sottufficiale di Corpo del reggimento lagunari “Serenissima”, con la loro presenza hanno conferito alla cerimonia di consegna dei Diplomi e Brevetti una maggiore e significativa ufficialità, testimoniando così la continuità di quello spirito che caratterizza i Lagunari, in servizio attivo o in congedo.

Una precisazione. Pur essendo accessibile a chiunque, questo sito web appartiene all’Associazione Lagunari Truppe Anfibie e, per tale motivo, quanto descritto è rivolto ai Soci dell’A.L.T.A. con lo scopo di diffondere quanto si sta facendo in ambito associativo. Ecco il motivo per cui non mi limito a descrivere le sole attività addestrative, ma includo anche argomenti di squisito carattere tecnico-amministrativo, che a personale esterno possono non interessare affatto. Abbiate pazienza.

Ancora una cosa. Prima di parlare del corso, permettetemi di ringraziare, anche a nome degli altri istruttori, i componenti dell’A.S.A.T. Mestre: Oxi, che mette a disposizione competenza e organizzazione da Presidente di Sezione; Elli, che mantiene i contatti tra noi e il mondo esterno, con prontezza, in tutte le fasi del corso; Arty, che, suo malgrado, è il referente per i battelli; BD, Furega, Furio, Gaxibo. Ciascuno di essi, conciliando turni di lavoro e sottraendo tempo alla famiglia, assicura una presenza costante e qualificata. Senza di essi non potremmo condurre alcuna attività pratica.

So di essere, a volte, un po’ rude con loro. Più del Capo ed Elias, ho scarsa propensione per le goliardie. Il tempo concesso è poco per comprendere pienamente difficoltà e insidie dell’ambiente anfibio. Nel corso degli anni, abbiamo visto diverse situazioni che avrebbero potuto facilmente trasformarsi in tragedia. Sono sufficienti pochi centimetri d’acqua per morire. E’ questo il motivo per cui vorremmo che l’impegno di tutti, in ogni momento, fosse massimo.

Tempi

Sulla scorta delle esperienze del primo corso, il programma è stato calibrato in otto giorni e due notti. Poiché la maggioranza dei frequentatori e aiuto istruttori lavora, alcuni anche il sabato, le attività sono condotte prevalentemente la domenica. Per consentire un minimo di attività notturna, siamo comunque obbligati a includere anche due sabati. Il corso vero e proprio, iniziato domenica 7 ottobre e concluso domenica 11 novembre, è stato ahimè decurtato di un giorno a causa delle condizioni del tempo davvero proibitive. Avete presente quel fine settimana che ha visto la Regione Veneto duramente colpita?

Mezzi e Località

La certezza di riuscire a organizzare questo corso l’abbiamo avuta solo nel momento in cui siamo riusciti a incastrare alcuni fattori determinanti: acquisire un numero sufficiente di battelli per muovere studenti e staff; avvicinarli alla laguna; trovare un’auto con gancio di traino per gli spostamenti; completare le dotazioni. Il terzo battello dell’attuale dotazione, completo di motore e carrello di trasporto, l’abbiamo avuto, a un prezzo davvero conveniente, da un collega della Sezione UNUCI di Legnago, grazie all’interessamento del Lag. 1° Cap. Zeno Chiarotto.

Un possibile quarto battello era stato messo a disposizione dal Lag. Mengo, Presidente della Sezione A.L.T.A. di San Donà di Piave, assieme alle indispensabili pagaie in legno robusto che servono a completare le nostre dotazioni. Per mancanza di personale disponibile e mezzi necessari, non siamo riusciti a prendere questo battello. In compenso, sembrava potessimo riceverne un altro messo a disposizione dal comparto Protezione Civile dell’A.L.T.A. Nazionale. Sfortunatamente, quest’ultimo si è rivelato non idoneo a impieghi operativi ed è rimasto inutilizzato in parcheggio, in attesa di essere restituito.

All’avvicinamento dei battelli ai luoghi d’impiego hanno provveduto i ragazzi dell’A.S.A.T., individuando una struttura appena fuori Malcontenta dove, per un abbordabile prezzo d’affitto, i mezzi possono essere parcheggiati.     Da qui, grazie alla Fiat Marea dotata di gancio di traino, messa a disposizione dallo stesso comparto di Protezione Civile dell’A.L.T.A. Nazionale, è stato decisamente più agevole muovere i tre battelli, uno alla volta, per-e-da lo scivolo situato presso la Caserma “Bafile”. L’ideale sarebbe avere a disposizione autovettura dotata di gancio di traino ogni volta che serve. Meglio ancora …una Base dell’A.L.T.A. a bordo laguna. Qualcuno di voi ha idee a proposito?

Veniamo ora al corso. Se tornate alla slide iniziale, potete notare come il CBAA 2-18 sia intitolato a ‘Doge’, il maresciallo Finzi. E’, infatti, nostro intendimento intitolare ogni corso anfibio ai Lagunari deceduti mentre servivano il Leone alato di San Marco.

Partecipanti e Documentazione

Com’è intuibile, la precedenza all’iscrizione è data ai Soci A.L.T.A., ordinari o simpatizzanti, con particolare attenzione a coloro che fanno parte di Gruppi Sportivo-Militari dell’associazione. A riempimento dei posti disponibili, iscriviamo chiunque altro ne faccia richiesta. Ogni domanda è vagliata singolarmente, con un occhio di riguardo per appartenenti ad Associazioni d’Arma o personale in servizio. A questi ultimi, se hanno l’opportunità di leggere questa relazione, rammentiamo di calibrare le proprie aspettative sul fatto che non abbiamo a disposizione una scuola vera e propria e i programmi sono pensati per personale ‘civile’. Il CBAA 2-18 ha avuto diciotto adesioni, di cui solo una minima parte proveniente da Soci A.L.T.A.

Assieme alla Domanda d’Iscrizione, gli aspiranti devono produrre altri documenti e certificati. Coloro che domenica 30 settembre hanno superato le prove di nuoto e galleggiamento in piscina sono stati ammessi al corso. Solo in quel momento si firmano dichiarazioni e versano quote d’iscrizione. A proposito di questa, potremmo essere costretti ad aumentare la quota attuale di 200 Euro. Molto dipende dal prezzo d’affitto del parcheggio battelli ed eventuale noleggio auto con gancio di traino. Sfortunatamente, questi sono i maggiori problemi che ci troviamo ad affrontare.

Giusto per dirimere ogni possibile dubbio, vi posso comunque assicurare che il pagamento di una qualsivoglia quota d’iscrizione non garantisce il conseguimento del brevetto. Lo testimonia il fatto che solo undici dei quattordici effettivi partecipanti hanno ritirato il Diploma. Quattro iscritti li abbiamo persi all’inizio, per non essersi presentati alla prova d’ammissione o per non aver ricevuto l’idoneità medica necessaria a partecipare alle attività pratiche.              Due elementi, questi, assolutamente imprescindibili per la riuscita, in sicurezza, di prove ed esercizi.

Altro fattore importante, per quanto difficile da valutare all’inizio, è la preparazione fisica. Approfitto dell’occasione per ricordare a chi sia interessato, che il corso anfibio include correre, marciare nel fango, nuotare in presenza di corrente, sollevare battelli e fare forza sulle pagaie. Non ci sono limiti d’età per partecipare. Nonostante ciò, accusare malori dopo una prova faticosa previene la possibilità di svolgere altri esercizi e, di conseguenza, terminare con successo il corso.

So benissimo cosa a molti di voi interessa: le prove valutative. Non sono affatto difficili. Chiunque abbia un minimo di capacità e, soprattutto, la volontà di fare le cose per bene, le supera tranquillamente. Prima però di elencarle, seppure in linea generale, per non rovinarvi la sorpresa, parliamo un po’ di materiali individuali.

Equipaggiamento

Al momento dell’iscrizione, gli studenti ricevono un elenco di materiali, diviso per argomenti, che devono avere con sé sin dall’inizio del corso.

  • Sicurezza in mare

Un giubbotto di salvataggio e un moschettone.

La funzione del primo articolo è facilmente intuibile. Lo è forse meno il perché di un determinato modello. Quelle da noi condotte non sono attività di navigazione da diporto e, per tale ragione, i giubbotti di salvataggio, normalmente di coloro rosso e riempiti di materiale galleggiante risultano alquanto scomodi. Nello spazio limitato dei battelli impacciano notevolmente i movimenti e rendono molto difficile manovrare con le pagaie, giusto per fare un esempio.

I partecipanti al corso devono indossare il giubbotto di salvataggio in tutte le attività e manovre svolte a bordo delle imbarcazioni, così come nell’attraversamento di corsi d’acqua profondi. Lungi da noi voler fare alcun tipo di pubblicità, al solo scopo di facilitare gli iscritti, abbiamo individuato un modello che risponde abbastanza bene ai requisiti minimi di sicurezza auspicabili, a un prezzo accettabile. Ciascuno è però libero di scegliere e adottare ciò che crede, purché sia del tipo gonfiabile all’occorrenza con sistema manuale e permetta una certa libertà di movimento. I modelli con percussore rilasciato allo sciogliersi di una capsula a contatto con l’acqua non vanno bene. Il programma di addestramento prevede di entrare in acqua vestiti ed equipaggiati, cosa che rende un simile salvagente decisamente inadatto.

Vorremmo essere in grado di fornire tali giubbotti a ciascuno che, a qualsiasi titolo, salga sui nostri battelli o sia impegnato nel movimento attraverso specchi d’acqua profondi. Mancando però dei fondi necessari, ci vediamo costretti a pretendere che gli iscritti provvedono individualmente a equipaggiarsi con questo indispensabile articolo di sicurezza.

  • Vestiario ed equipaggiamento

L’unico vero articolo di vestiario degno di attenzione è rappresentato dalle calzature. Dovendo operare nell’acqua, è inutile dotarsi di scarpe che proteggano dall’umidità. Al contrario, l’acqua deve essere facilitata a uscire. A tal proposito, nella parte bassa, in cuoio, è opportuno siano presenti degli appositi fori. La parte superiore, che avvolge la caviglia, può benissimo essere in tela o materiale che asciughi in fretta. E’ importante che le calzature impiegate in ambiente anfibio siano saldamente fissare alla caviglia. Scarpe basse tendono a rimanere incollate nel fango profondo causandone la perdita. Gli stivaletti che più si adattano sono quelli conosciuti come Jungle Boots, perché ideati proprio per ambienti paludosi, anche se decisamente meno freddi dei nostri.

  • River crossing

Una serie di capi di vestiario e materiali indispensabili per essere in grado di attraversare, portando con sé l’intero equipaggiamento militare, specchi d’acqua larghi e profondi.

  • Articoli vari

Oltre a due semplici spezzoni di cordino, utilizzati per l’esecuzione di nodi marinari, alcuni oggetti utili in diverse circostanze.

  • Pernottamento e pasti

Indicazioni su cosa serve a questo proposito nei giorni, e notti, come da programma.

C’è poi un altro oggetto che, pur non essendo elencato, è tuttavia presente. In alcune delle immagini si notano i partecipanti utilizzare simulacri di arma. Anche se nel videoclip postato su YouTube, Paolo, il Presidente della Sezione A.L.T.A. di Mestre, afferma che questo è un corso anfibio “civile” le attività svolte hanno un deciso taglio militare. Siamo un’Associazione d’Arma, non un circolo nautico.

Per chiudere l’argomento, faccio notare che, tranne gli articoli per il pernottamento, tutto quanto elencato nella lista del corso deve essere portato addosso o nello zaino in ogni giorno di attività.

Esercizi e Prove

Il tempo e i mezzi a nostra disposizione non consentono la navigazione in mare e il conseguente sbarco su spiagge o coste rocciose. Tuttavia, le otto giornate di attività permettono di farsi un’idea di cosa significhi operare nell’ambiente lagunare/anfibio.

Il primo esercizio condotto in acqua è, in pratica, lo stesso svolto nella prova di ammissione, stavolta però nell’acqua, meno limpida e tiepida, della laguna, indossando indumenti in nylon, scarpette e giubbotto di salvataggio. Lo stesso abbigliamento utilizzato in seguito per le altre prove che richiedono di stare dentro l’acqua. E’ il caso delle due prove valutative che comprendono il ribaltare/raddrizzare gommoni e attraversare corsi d’acqua profondi, con zaino e arma di notte. Come credo di aver già detto in precedenza, per alcune ragioni legate al territorio, possiamo condurre corsi solo in primavera e autunno, quando la temperatura dell’acqua e dell’aria non sempre sono invitanti.

Gli esercizi che si conducono vertono soprattutto sull’impiego del gommone, a pagaia e a motore, prese di terra e riprese di mare di vario tipo.

Movimento in zone fangose/paludose, attraversamento di corsi d’acqua a guado o a nuoto, familiarizzazione con il tipico ambiente lagunare.

Altre prove valutative sono una marcia sulla distanza di quattro chilometri, da completare in un determinato tempo (per fasce d’età), l’esecuzione di alcuni nodi e rispondere esattamente a una decina di domande sugli argomenti trattati nelle lezioni teoriche. Valutazioni che contribuiscono alla compilazione del Verbale di fine corso.     Non ingannate però voi stessi …lo studente è osservato in ogni momento. La mimica del volto e il linguaggio del corpo sono molto utili per stabilire se uno sta “smarcando il momento” o mostra voglia di apprendere.

Fatica e sforzo sono comuni a molte attività dell’uomo. C’è però un altro elemento che si aggiunge all’operare in ambiente lagunare/anfibio, uno che rimane impresso in chi ci si trova coinvolto: il fatto di essere, il più delle volte, bagnati e, com’è noto, anche una brezza leggera è in grado di gelare indumenti umidi a contatto con la pelle del corpo. Una sensazione sgradevole cui bisogna abituarsi. In special modo quando, come nel nostro caso, si svolgono attività di carattere operativo. Contrariamente ad altre materie militari, che trovano corrispondenza in alcune discipline sportive (penso al paracadutismo o all’alpinismo), non ci sono analogie ludiche per ciò che noi facciamo in acqua.

Tutti coloro che hanno partecipato al corso, anche chi non l’ha completato tanto da guadagnare il diploma, hanno qualcosa che solo l’aver vissuto momenti di fatica e disagio conferisce. Di sicuro, ogni volta che si troveranno assieme sarà automatico che rivivano quei momenti, gioendo al presente delle sofferenze di allora. Come Giovanni, ad esempio, che ha portato a termine la maggior parte delle attività con una spina conficcata in un piede. Zoppicando, senza un lamento, non rallentando le marce. Questa è forza di volontà.

Chi non era con loro, o non ha vissuto esperienze che li accomunino ad essi, non può sperare di entrare in quel cerchio di fratellanza che si forma lavorando sul campo.

Avete visto i videoclip postati da ALTA Mestre su YouTube per illustrare il corso?

Viene voglia di esserci, vero?

San Marco!

    Charlie


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